Il Ponte
che ci
Unisce.
È stata una trasferta lunga e interminabile, quella di Kursk. Notti insonni a viaggiare, prima per andare e poi per tornare. Con quel silenzio che è un misto tra sonno e rottura di palle.
Che a tutti piace viaggiare, anche se così un pochino meno. Ma il punto non è nemmeno questo.
Il punto è che un paio di trasferte fa ho perso il mio Kindle. Per perso intendo che me lo sono dimenticata in aereo dopo aver finito di leggere “Gli All Black Non Piangono”. È stato un trauma. Perdere i libri è un qualcosa che non riesco a sopportare, e dentro li c’erano tanti dei miei libri e tante sottolineature.
Così sono tornata in libreria. Il mio posto magico. Quel posto che se ci vado da sola è meglio. Che posso starci 10 minuti ma anche 10 ore, e che se c’è qualcuno con me mi sento obbligata a fare in fretta. Invece io no. Io voglio proprio vivermelo il tempo lì dentro. Girare per gli scaffali finchè non trovo un libro che mi chiama.
Perchè dai, c’è sempre un libro che ti chiama.
E questa volta è stato “Mio fratello rincorre i dinosauri”. Giuro che se non mi avesse chiamato lui io non so se mi sarei girata, e avrei perso per strada una storia che ha avuto il potere di togliermi dagli occhi un velo sottile che non sapevo manco di avere.
Così, in questa fantastica trasferta Russa, me lo sono bevuto.
Letto - divorato, in meno di due giorni.
Visto che è stato in cima alle classifiche per secoli devo esser stata l’ultima nel globo a leggerlo: chiedo perdono per il ritardo.
Così, volevo dedicare un pezzo del mio blog a qualche veloce riflessione che tra le pagine mi è scivolata dentro, e che da dentro spero non si scolli più.
Ah già, dimenticavo: per chi non l’avesse letto questa è una storia autobiografica. La storia di Giacomo -lo scrittore- e di Giovanni -suo fratello- che soffre della sindrome di Down.
Non lo so cosa voglia dire avere qualcuno di così vicino affetto da questa sindrome, ma aver letto l’esperienza onesta, anche nelle parti scomode, di Giacomo, mi ha fatto almeno avvicinare.
Mi ha fatto pormi delle domande.
Mi ha spinto a interrogarmi su un qualcosa che spesso ignoriamo, e invece c’è: ed è vita pura.
Penso a quante volte, ignorantemente, sento sfuggire parole a cui non viene dato il giusto peso. Penso a quante volte, probabilmente, siano scappate anche a me.
E poco conta se non lo si fa per offendere. L'offesa c'è, comunque.
Penso a come il diverso ci spaventi a morte, non tanto per ció che fa o non fa, ma per ció che è. Ci spaventa di brutto perchè ci sentiamo incapaci, maldestri, decisamente fuori rotta. Ci spaventa perchè non abbiamo un’idea di come costruire il ponte che ci collega all’altro.
Quella diversità che, mi sa tanto, è li per fermare chiunque non abbia abbastanza coraggio per provarci, per sbagliare, per poi dover far tutto da capo.
Ma sopratutto, Giacomo mi ha insegnato che questa diversità che vediamo ovunque attorno a noi, ci da la possibilità di scoprire chi siamo. Di scoprire chi vogliamo essere e diventare. Ci da la possibilità d’interrogarci sul nostro sentire e di sfidare quei demoni che prima di far male al “diverso”, fanno un male tremendo a noi stessi.
Negli ultimi tempi si è parlato incessantemente delle diversità e del tutelarle, provando a mettere un freno a delle cattiverie gratuite volte solo al male. E non lo so come mai si faccia così fatica a fare questo passo di civiltà.
Che alla fine basterebbe chiedersi: se capitasse a me? Se capitasse a mia figlia o mio figlio? O a mio nipote - fratello - sorella?
Perchè finchè la diversità è lontana, la si vede in piccolo, e bisogna davvero sforzarsi per ingrandirla senza sfocarla.
Allora, sforziamoci.
E magari sforzarsi potrebbe anche essere leggere questo libro e provare a fare luce sul nostro mondo interno. Perché sicuramente tra queste pagine qualche domanda te la devi fare, e in qualche modo ti senti parte della storia anche se quella storia non ti appartiene.
Perché se l'unico modo per "accettare", per vedere, per sentire, è CONOSCERE, allora abbiamo il dovere d'informaci almeno un pelo di più di quanto lo siamo ora.
Non posso che ringraziare questo libro per avermi chiamata e cercata, mentre vagavo tra gli scaffali. Perché i libri sanno sempre ciò di cui hai bisogno, e se ti lasci scegliere ti portano esattamente dove necessiti di andare.
Di Giacomo mi porterò per sempre dentro il viaggio interiore di chi vagava nel buio dei propri pensieri con la voglia di trovare la luce. E alla fine trovarla.
E di Giovanni mi porteró sempre dentro lo stupore e la novità, quello che noi “normali -ma neanche tanto” ci siamo totalmente scordati di cosa sia.
Grazie, a tutti e due, per aver reso la vostra storia un po' anche nostra. Mia.
credo che qualcuno stia aspettando ancora delle scuse per le merendine e la vodka....dopo tutta sta premessa, magari sarebbe il caso.